Tutto chiuso fino a Pasqua, senza deroghe. La serrata – dalle scuole alle imprese non strategiche – durerà almeno fino a metà aprile. E’ questo ormai un dato assodato. Poi in base all’andamento dei contagi da coronavirus, se si dovesse confermare stabilmente il trend positivo di questi giorni, si valuteranno le possibili riaperture all’insegna di una parola d’ordine: gradualità.

Da due o tre giorni ne sta discutendo animatamente la politica (con l’uscita per primo di Matteo Renzi e a ruota i ministri Speranza, Boccia e altri) e scienziati.

Ma come si procederà? Ci sono nuove indicazioni? Si dovrebbe partire dalle attività produttive. Di questo ha discusso il Comitato tecnico scientifico (Cts) che consiglia il Governo e diverse ipotesi sono sul tavolo: dal rientro cadenzato in base all’età alla valutazione, quasi caso per caso, delle filiere produttive e dei posti di lavoro dove si potrà rispettare il distanziamento sociale.

Parola d’ordine: gradualità
Che sulle riaperture, così come è stato per le restrizioni, si ragionerà «in termini di proporzionalità» è stato lo stesso premier Giuseppe Conte a dirlo. Per il premier la serrata delle attività produttive non può durare troppo a lungo: «È una misura durissima dal punto di vista economico. È l’ultima misura che abbiamo preso e non può prolungarsi troppo». Dunque appena i contagi caleranno, magari già dopo metà aprile, si valuterà una riaperture delle imprese. Discorso diverso invece a esempio per le scuole e le università – luoghi di eccellenza per la trasmissione e diffusione del contagio – dove la chiusura sicuramente durerà di più, anche perché – come ha spiegato lo stesso Conte – «per queste si possono introdurre modifiche affinché gli studenti non perdano l’anno o l’esame».

Il rispetto del distanziamento sociale
La riapertura di aziende, attività produttive, negozi, bar ristoranti e commercio in genere andrà naturalmente pianificata e non potrà avvenire da un giorno all’altro. Non si potrà cioè tornare istantaneamente alla vita normale. «Bisognerà immaginare la riapertura del Paese con gradualità, valutando le singole tipologie di attività e facendo in modo che le aziende possano organizzarsi anche da un punto di vista di precauzioni sanitarie e di procedure di distanziamento», spiega tra gli altri il virologo Fabrizio Pregliasco.

E infatti tra le ipotesi al vaglio dei tecnici del Cts, il Comitato tecnico scientifico, c’è proprio la possibile riapertura di quelle imprese o attività produttive dove potrà essere garantito il distanziamento sociale. Con il ricorso tra l’altro anche all’obbligo di ricorso ai dispositivi di sicurezza per i lavoratori, come le mascherine.

Bar, ristoranti, concerti

Per quanto riguarda la vita sociale in genere i tecnici stanno valutando la proroga per un tempo più lungo dei divieti di tutte quelle attività (concerti, locali pubblici, eventi) dove è impossibile evitare gli assembramenti. E comunque quando saranno ripaerti – e non sarà presto si pensa – dovranno rispettare le regole imposte nella prima fase di chiusura del mese di distanza.

Riapertura in base all’età

Non solo: si valuta anche la possibilità di prevedere rientri cadenzati in base all’età. È il cosiddetto modello israeliano (è una delle ipotesi allo studio di Tel Aviv) e cioè l’addio alla quarantena per fasce di età a cominciare dai soggetti più forti, come i giovani, per poi passare a quelli più a rischio.

I dati sulla mortalità anche in Italia dicono che sotto i 50 anni il rischio è basso. Secondo l’ultimo report dell’Iss si contano tra i 30-39enni contagiati solo lo 0,2% dei decessi e l’1% tra i 40-49enni, 3,6% tra i 50-59 anni, per poi salire ancora di più e impennarsi con il 35,3% dei decessi tra persone 70-79enni e il 39,7% nella fascia 80-89 anni.

D’accordo anche il virologo Pregliasco per il quale sarebbe importante «considerare uno scaglionamento per fasce di età con l’obiettivo di avere maggiore precauzioni per le fasce di popolazione più anziana o fragile. Queste categorie – conclude – dovrebbero essere le ultime ad abbandonare la misura del’isolamento sociale».

FONTE Il Sole 24 Ore.